Per iniziare insieme la Quaresima…

Cari amici, vi invito il Mercoledì delle Ceneri a Neggio alle ore 20.00 per la Santa Messa con l’imposizione delle ceneri benedette. Il rito delle ceneri segna l’inizio di un percorso molto profondo e impegnativo: la Quaresima, un tempo di 40 giorni che ci conduce al momento più grande e gioioso che ci sia: la Resurrezione di Gesù. Prepariamoci bene a questo stupendo giorno!

Secondo il calendario liturgico romano, il Mercoledì delle Ceneri è il primo giorno di Quaresima. Questo giorno cade dopo il martedì grasso, che chiude il Carnevale e viene chiamato così in quanto è considerato l’ultima occasione per consumare cibi prelibati, prima di intraprendere il cammino che ci porta alla Pasqua. Durante questo periodo, il fedele è invitato al consumo di alimenti semplici per seguire un digiuno non solo del corpo ma anche della mente.

La liturgia del Mercoledì delle Ceneri si caratterizza per lo spargimento di un poco di cenere benedetta sul capo dei fedeli. Queste ceneri sono il simbolo della precarietà della vita terrena. Secondo la consuetudine, le ceneri usate si ricavano dalla bruciatura dei rami delle palme e degli ulivi benedetti l’anno precedente nel corso della Domenica delle Palme.

Il rito si accompagna dalle parole: “Convertitevi e credete al Vangelo” (Mc 1,15).

A cambiare è anche la liturgia della Messa: dalle Ceneri in poi, per tutto il periodo della Quaresima, non si canta l’alleluia e non viene recitato il gloria. Il colore dei paramenti del sacerdote diventa il viola.

Il Mercoledì delle Ceneri e il Venerdì Santo siamo tenuti ad osservare il digiuno e l’astinenza, in particolare non è permesso il consumo di carne e di alimenti costosi e ricercati, cosa che si estende poi per tutti i venerdì di Quaresima.

È proprio dall’incontro/scontro con i nostri limiti che solitamente cominciamo a farci un’idea un po’ più realistica di noi stessi. In questo senso i giorni di Quaresima sono giorni di sobrio realismo realizzato attraverso l’astensione di tutto ciò che edulcora, e copre l’esperienza del nostro limite e della nostra debolezza. Da sobri possiamo dire davvero il nome della nostra povertà, e proprio a partire da essa possiamo predisporre il cuore alla Pasqua. Senza la consapevolezza che abbiamo bisogno di essere salvati, nessuno di noi si disporrebbe ad aspettare questa salvezza!

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